martedì 30 giugno 2015
L'agenda del potere per destabilizzare il popolo
Inutile continuare a fare finta che nulla stia accadendo, qualcosa sta accadendo e tutti noi dovremmo prenderne coscienza, c'è un'agenda scritta dagli uomini di potere che vuole fare a pezzi la volontà popolare, distruggendola con la disinformazione, la paura, la pornografia, le false libertà, la distruzione della famiglia ecc.
L'agenda si divide in questi punti fondamentali:
- Far accettare al popolo l'uso ingiustificato della violenza quando egli si ribella e gettare fango sulle manifestazioni pacifiche, intervistando il coglione di turno che vi partecipa solo per cazzeggiare.
- Riempire la mente del popolo di paura, attraverso i media di regime (giornali e telegiornali) creando la paura dello straniero, dell'Isis, della Russia, ecc.
- Indurre gli uomini a preferire il sesso all'amore.
- Indurre le donne ad essere superficiali, disinibite e a diventare un banale oggetto sessuale per gli uomini
- Creare videogames sempre più violenti che includano sparatorie, omicidi, guerre, per iniettare nelle menti più deboli, la falsa idea che la violenza possa risolvere i propri problemi o quelli di una Nazione nel caso di una guerra.
- Riempire le menti degli pseudo-umani moderni di incessanti desideri materiali, allontanandoli contemporaneamente da ogni verità spirituale che faccia comprendere loro di esser molto più che un semplice corpo di carne e ossa.
- Favorire l'immigrazione selvaggio e allo stesso tempo demonizzarla attraverso i media di regime, creando una sporca guerra tra i popoli.
- Far credere al popolo che la soluzione ai suoi problemi consista nello scegliere l'ennesimo padrone-dittatore che deciderà per le loro vite e per il futuro dei loro figli, in questo modo si mantiene inalterato il millenario sistema di schiavitù, che assicura ai ricchi di vivere senza lavorare, a spese del popolo ignorante.
- Favorire le multinazionali e lo schiavismo lavorativo-salariato, distruggendo a colpi di riforme, il lavoro indipendente, specialmente quello agricolo e dell'artigianato.
- Accusare di "complottismo" i ricercatori indipendenti che smascherano le menzogne del sistema.
lunedì 29 giugno 2015
Ti sei mai chiesto quale sia lo scopo della crisi economica?
La lunga crisi economica, e non solo economica ma anche
sociale, costituzionale, morale, culturale, sta letteralmente rieducando i
popoli: questa è la riforma delle riforme. Insegna loro una lezione importante
e penetrante.
L’uomo impara ad interiorizzare una diversa e molto più modesta e
docile concezione di se stesso, dei suoi diritti fondamentali, delle sue
prospettive esistenziali. Taglia pretese e aspettative. Accetta ciò che viene.
Si rassegna. La crisi prevedibilmente verrà portata avanti, con gli strumenti di
destabilizzazione descritti nei miei precedenti articoli (“Comunitarismo e
Realismo”, “Questa non è una CrisiEconomica”), finché questa lezione non sarà
stata assimilata e finché la precedente maniera di considerare il mondo, la
società, i diritti dell’uomo, non sarà stata dimenticata o perlomeno
“sovrascritta” da una nuova coscienza, imperniata sugli elementi seguenti.
Il
rating delle agenzie finanziarie e le variabili “necessità” del mercato sono la
fonte normativa suprema, superiore ai principi costituzionali e prevalgono su
di essi; lo Stato di diritto e garanzia è finito. Conseguentemente, idiritti di
partecipazione democratica e di rappresentanza del cittadino sono condizionati
e comprimibili.
Le scelte di politica economica, del lavoro, dei rapporti
internazionali discendono da fattori di mercato superiori alla volontà popolare
e sono dettate ai popoli dall’alto, da organismi tecnocratici sovranazionali,
che non sono responsabili degli effetti di Marco Della Lunatali scelte e
possono mantenerle in vigore quali che siano i loro effetti, mentre esse non
sono rifiutabili dai popoli e dai loro rappresentanti. Se così non fosse, si
metterebbe in pericolo il Pil, il rating, lo spread.
In effetti, gli Stati sono
politicamente impotenti e subalterni, essendo indebitati in una moneta che non
controllano più essi, ma un cartello bancario, da cui essi dipendono per
rifinanziarsi. Il cittadino è essenzialmente passivo: subisce senza poter
reagire, interloquire, negoziare, le tasse, le tariffe, i prezzi imposti dallo
Stato, dei monopolisti dei servizi, dell’energia, di molti beni essenziali.
Subisce senza poter reagire il tracciamento di tutte le sue azioni,
spostamenti, incassi, spese, consumi.
Lo Stato, la pubblica amministrazione, le
imprese private monopolistiche che operano in concessione, lo governano e
agiscono su di lui da lontano, con mezzi telematici, senza che egli possa
interagire con tali soggetti. Come lavoratore, deve accettare una strutturale mancanza
di garanzie e pianificabilità, di stabilità dei rapporti e dei redditi, di
continuità occupazionale, di prospettiva di carriera e persino di una pensione
sufficiente a vivere.
Come consumatore, deve accettare i prezzi e le tariffe
fissate da monopoli multinazionali o da monopoli locali ammanicati con la casta
politica. Deve accettare senza discutere che lo Stato, pur potendo investire e
rilanciare l’economia e l’occupazione, scelga piuttosto di lasciare milioni e
milioni di persone senza lavoro e nella miseria, nonché senza servizi pubblici
decenti, per rispettare i parametri astratti e senza alcuna utilità
verificabile, o addirittura dannosi. Deve accettare che i suoi risparmi, sia in
valori finanziari che in beni immobili, siano posti in line e gli vengano
gradualmente sottratti con le tasse, le bolle, i bail-in, eMario Draghiche non
gli rendano più niente, e che i rendimenti siano solo per i grandissimi
capitali, quelli di coloro che comandano la società, e che si muovono in
circuiti finanziari off shore dove non si pagano le tasse.
In fatto di ordine pubblico, deve accettare che la sicurezza
sia garantita in misura limitata e in modo pressoché occasionale, che molti
delitti e traffici criminali si svolgano in modo tollerato, che molti
malfattori non vengono perseguiti o vengano subito rilasciati.
Deve rinunciare
ad essere tranquillo e padrone sul suo territorio. Deve rinunciare ad avere un
territorio suo proprio. Deve inoltre abituarsi a non considerarsi portatore di
diritti inalienabili e propri di cittadino, in quanto vede gli immigrati anche
clandestini preferiti a lui nei servizi sanitari, nell’edilizia popolare,
nell’assistenza pubblica in generale, e protetti quando commettono abitualmente
reati.
Deve capire che è lo Stato, dall’alto e insindacabilmente, a dare e
togliere diritti, a stabilire chi ha diritti, chi non ne ha, chi ne ha di più,
chi ne ha di meno. Deve accettare come giusti, normali, inevitabili nonché
benefici, i flussi di immigrazione massicci che stravolgono la composizione etnica
e culturale del suo ambiente sociale.
Deve accettare la fine delle comunità e delle formazioni
intermedie, perché tutti gli umani, indistintamente, sono resi per legge e per
prassi amministrativa omogenei, equivalenti, monadi solitarie e senza volto davanti
allo schermo, al fisco, agli strumenti di monitoraggio e, se necessario, ai
droni.
Deve accettare la fine delle identità e dei ruoli naturali: fine della
famiglia naturale in favore di quella Fai Da Te, fine della differenziazione
tra i sessi in favore della scambiabilità del gender, fine della nazione come
comunità storica etico culturale in favore del villaggio globale omogeneizzato,
fine delle democrazie parlamentari nazionali sovrane in favore di un senato
mondialista, bancario e massonico. Deve imparare che il suo ruolo è la
passività obbediente, che non ci sono alternative; e a rifiutare come
populista, infantile, fascista, comunista, retrivo qualsiasi pensiero
strutturalmente critico verso questo nuovo ordine di cose.
(Marco Della Luna, “Pedagogia della crisi continua”, dal
blog di Della Luna del 26 maggio 2015).
Fonte: www.libreidee.org
martedì 23 giugno 2015
L'alimentazione dello schiavo moderno
Cibo spazzatura per umani disumanizzati
E' proprio quando si alimenta che lo schiavo moderno illustra al meglio lo stato di decadenza nel quale si trova.
Avendo a disposizione un tempo sempre più limitato per preparare il cibo che ingurgita, è ridotto a consumare alla svelta quello che produce l’industria agro-chimica. Vaga nei supermercati alla ricerca dei surrogati che la società della falsa abbondanza gli concede.
Anche in questo caso,
ha solo l’illusione della scelta.
L’abbondanza dei prodotti
alimentari nasconde in realtà il loro degrado e falsificazione. Si tratta notoriamente di
organismi geneticamente modificati, di un miscuglio di coloranti e conservanti, di pesticidi,
di ormoni e altre invenzioni della modernità.
Il piacere immediato è la regola del modo di alimentazione dominante, così com’è la
regola di tutte le forme di consumo. E le conseguenze si vedono e illustrano questo modo di
alimentarsi. Ma è di fronte all’indigenza dei più che l’uomo occidentale si rallegra della sua posizione e del suo consumo frenetico. Eppure, la miseria è ovunque laddove regna la società totalitaria mercantile. La scarsità è il rovescio della medaglia della falsa abbondanza.
E in un sistema che
erige la disuguaglianza a criterio di progresso, anche se la produzione agro-chimica è
sufficiente per nutrire la totalità della popolazione mondiale, la fame non dovrà mai
scomparire.
“Si sono convinti che l’uomo, specie peccatrice per eccellenza, domini la creazione. Tutte le
altre creature non sarebbero
state create che per procurargli del cibo, delle pellicce,
per
essere martoriate, sterminate”.
Isaac Bashevis Singer
L’altra conseguenza della falsa abbondanza alimentare è la generalizzazione delle fabbriche concentrazionarie e lo sterminio massiccio e barbaro delle specie che servono a nutrire gli schiavi. Qui sta l’essenza stessa del modo di produzione dominante.
La vita e l’umanità non resistono di fronte alla sete di profitto di pochi.
Fonte: La servitù moderna (doc)
sabato 20 giugno 2015
Svezia, gli schiavi lavoratori si faranno impiantare il microchip
Quanto state per leggere non è fantasia, ma è l'ennesimo, triste capitolo, di quest'era oscura.
Svezia: Oltre 700 lavoratori degli uffici Epicenter, che si trovano nel centro di Stoccolma, d'ora in poi non avranno più bisogno dei vecchi badge, che aprono loro le porte, perché, se lo vogliono, ma vi assicuro che lo vorranno, visto il lavaggio di cervello che i media di regime e i vari quotidiani, stanno facendo alle masse, attraverso queste assurde propagande pro-microchip, potranno farsene impiantare uno sottopelle della dimensione di un chicco di riso, a elettrofrequenza Rfid.
Tutte le porte degli uffici saranno loro aperte semplicemente avvicinando la loro mano, dotata di microchip, al dispositivo di riconoscimento, potranno inoltre usare ascensori e fotocopiatrici senza dover ogni volta inserire la propria password.
In futuro l'azienda promette loro che con il microchip, potranno anche accedere più velocemente alla pausa caffè e al pranzo all'interno del palazzo,
Un reporter della Bbc, lo ha testato di persona, facendosi inserire il chip tra pollice e indice, inserito con una siringa al costo di ben 300 dollari a testa.
Mica credevate la schiavitù fosse gratuita vero?
Ovviamente la storia del microchip, ai tanti ingenui stregati dalla tecnologia moderna, parrà una grande occasione che permette loro di risparmiare tempo, loro non sanno però che un certo Giovanni l'Apostolo, molti secoli fa, predisse nel suo celebre testo dell'Apocalisse, il nostro caro microchip sottocutaneo...
Apocalisse 13:16-18
Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri,
liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e
sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere
senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia
o il numero del suo nome.
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lunedì 15 giugno 2015
Vuoi lavorare mezza giornata e goderti di più la vita? Fuggi in Olanda
Se l'Olanda si posiziona costantemente tra i Paesi più
felici del mondo potrebbe essere anche merito dei ritmi di lavoro. Ammazzarsi
di fatica non premia: molto meglio, per stare bene, l'opzione del contratto
part-time.
A rivelarlo, il settimanale britannico The Economist.
Statistiche condotte nei diversi Stati europei suggeriscono, come riferito
anche da un articolo dell'Independent, che la scelta di non superare le 36 ore
di lavoro, comune al 26.8 per cento degli uomini olandesi e al 76.6 per cento
delle donne, è un vero toccasana.
Peccato che l'Olanda sia un caso isolato: in Europa, in
media, le cose vanno in modo ben diverso, con una media di lavoratori part-time
pari al 8.7% degli uomini e al 32.2 % delle donne.
Ma quali i motivi di questa diversità, in particolare
femminile?
Il fatto che l'Olanda non si sia trovata direttamente alle prese con i due conflitti mondiali del ventesimo secolo. Le donne, insomma, non hanno avuto bisogno di entrare nel mondo del lavoro se non tardi e a un ritmo moderato. Ma a determinare l'assetto del Paese sono stati anche altri due fattori: da un lato, il ruolo dei valori cristiani, che ha spinto le mamme ad accudire i figli e a rimanere a lungo a casa; dall'altro, la tradizionale ricchezza, che ha reso non strettamente necessario il doppio stipendio in famiglia.
Il fatto che l'Olanda non si sia trovata direttamente alle prese con i due conflitti mondiali del ventesimo secolo. Le donne, insomma, non hanno avuto bisogno di entrare nel mondo del lavoro se non tardi e a un ritmo moderato. Ma a determinare l'assetto del Paese sono stati anche altri due fattori: da un lato, il ruolo dei valori cristiani, che ha spinto le mamme ad accudire i figli e a rimanere a lungo a casa; dall'altro, la tradizionale ricchezza, che ha reso non strettamente necessario il doppio stipendio in famiglia.
Anche quando il lavoro femminile è decollato, non è mai
stato troppo pesante. La legge, del resto, ha esplicitato il diritto di mamme e
papà olandesi di preferire il part-time nel 2000. La pratica è, quindi, diffusa
e per nulla malvista. Anche se, va detto, secondo la CBS (principale agenzia
statistica d'Olanda) costituisce un ostacolo agli avanzamenti di carriera.
Pochissime donne, ad esempio, rientrano tra i top manager aziendali, e la
ragione potrebbe essere proprio la minor quantità di tempo trascorsa al lavoro.
Ma se l'orario ridotto ha, nel complesso, portato più
felicità in Olanda, a incidere nello stesso senso sarebbe anche lo sport.
Nel
Paese, infatti, il 53% degli adulti si allena almeno 4 volte a settimana.
Un'abitudine che per la British Heart Foundation, citata dall'Independent,
aiuta la salute e induce al sorriso.
E in Italia?
E che non è altrettanto diffusa tra gli
italiani: nella stessa classifica, gli adulti del nostro Paese si assestano
sulla terzultima posizione. Decisamente più lavoratori e più sedentari. E, stando
alle statistiche, anche meno felici.
Fonte: http://www.huffingtonpost.it/2015/05/18/olanda-paese-piu-felice-merito-del-part-time_n_7304362.html?ncid=fcbklnkithpmg00000001
Fonte: http://www.huffingtonpost.it/2015/05/18/olanda-paese-piu-felice-merito-del-part-time_n_7304362.html?ncid=fcbklnkithpmg00000001
lunedì 8 giugno 2015
Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie
L'umanità io l'ho divisa in due categorie di persone:
uomini
e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per
fortuna è la minoranza.
Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare
tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza la minima
soddisfazione, sempre nell'ombra grigia di un'esistenza grama.
I caporali sono
appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano.
Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a
galla, sempre al posto di comando, spesso senza avere l'autorità, l'abilità o
l'intelligenza, ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro
prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque.
Dunque, dottore, ha
capito? Caporali si nasce, non si diventa:
a qualunque ceto essi appartengano,
di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia,
le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera.
E questo è il video tratto dal suo film:
Ma come, non la vedi la ripresa?
A differenza di tutte le precedenti dittature, la moderna dittatura finanziaria si distingue per una cosa in particolare, ovvero il modo silenzioso e inosservato con cui porta alla morte le proprie vittime.
In questo modo, agli occhi dei cittadini perbene, la dittatura finanziaria passa per il buon pastore che cerca di risolvere i problemi da egli stesso causati.
I media di regime una volta al mese ci parlano di "ripresa", si, ma quella per il culo.
Volete un breve elenco di questa "ripresa" di cui tanto parlano?
MAGGIO 2015:
- venerdì, 01 maggio 2015
Travagliato: Padre, rapinatore per disperazione, si suicida,
- martedì, 05 maggio 2015
Ragusa: Disoccupato 50enne si suicida impiccandosi nel
cortile
- giovedì, 07 maggio 2015
Torre Santa Susanna: 25enne non trova lavoro, si suicida
impiccandosi ad un albero
- giovedì, 07 maggio 2015
Vietri sul Mare: Dramma della disoccupazione, 43enne si
suicida impiccandosi
- giovedì, 07 maggio 2015
Piedimonte: Aveva ricevuto una cartella di Equitalia, barbiere 39enne ritrovato impiccato dopo 4 mesi
- giovedì, 07 maggio 2015
Vasto: Titolare concessionario auto si suicida all'interno
di un capannone
- giovedì, 07 maggio 2015
Lecce: Imprenditore 64enne in difficoltà economiche si
suicida
- domenica, 10 maggio 2015
Monteforte: Commerciante 40enne si toglie la vita, in
aumento il numero di suicidi in Irpinia
- martedì, 12 maggio 2015
Gragnano: Disoccupato 40enne si suicida in casa, lascia la
moglie e 2 figli minorenni
- martedì, 12 maggio 2015
Pomigliano: 25enne si suicida gettandosi dall'ottavo piano.
“Non ho lavoro, devo farla finita”
- martedì, 12 maggio 2015
Rocca Santa Maria: Albergatore 51enne si spara per colpa
della crisi. Gravissimo
- giovedì, 14 maggio 2015
Teramo: Imprenditore suicida, eseguito nella notte espianto
organi
- venerdì, 15 maggio 2015
Mestre: 33enne si suicida, aveva accumulato debiti con la
sua vecchia ditta
- venerdì, 15 maggio 2015
Padova: Lui perde il lavoro, lei si prostituisce per
sopravvivere, ragazza 21enne si impicca
- venerdì, 15 maggio 2015
Cogollo del Cengio: Non riusciva a trovare lavoro, 50enne si
suicida in casa
- sabato, 16 maggio 2015
Cavarzere: Azienda fallita, 56enne si suicida impiccandosi
nella casa del fratello
- lunedì, 18 maggio 2015
Monza: Ex assessore alle Attività Produttive si suicida con
un colpo di pistola
- venerdì, 22 maggio 2015
Castelvetrano: 27enne si suicida impiccandosi, è il terzo
suicido in pochi giorni
- lunedì, 25 maggio 2015
Albano Laziale: 34enne si suicida impiccandosi nell'azienda
che lo stava per mettere in cassa integrazione
lunedì, 25 maggio 2015
Olbia: 44enne, marittimo della Saremar, si suicida, aveva ricevuto
avviso di licenziamento
mercoledì, 27 maggio 2015
Alessandria: 39enne senza un lavoro stabile si suicida in un
pargheggio
Chieti: Disoccupato 40enne si suicida lanciandosi dal
balcone di casa
domenica, 31 maggio 2015
Chioggia: Disoccupato 30enne si suicida lanciandosi da
un'impalcatura a Sottomarina
e GIUGNO:
- mercoledì, 03 giugno 2015
Tolmezzo: Crack della coop. carnica, suicida da un ponte
componente del Cda
- mercoledì, 03 giugno 2015
Matelica: Disoccupato 45enne uccide la madre malata e poi si
suicida impiccandosi
- giovedì, 04 giugno 2015
Avezzano: Giovane padre disoccupato si suicida sparandosi in
casa
- giovedì, 04 giugno 2015
Bologna: 58enne presidente della Federazione Tabaccai si
suicida per problemi economici
E siamo solo all'inizio...usano la disoccupazione come arma, ci tolgono tutto, ci portano alla morte lasciandoci a noi l'onore di morire, in questo modo loro si lavano le mani, questo è un genocidio silenzioso, è una guerra in cui combattiamo tra di noi, mentre i veri nemici solo proprio quelli che ci guidano e dicono di prendersi cura di noi.
Daniele Reale
sabato 6 giugno 2015
Ciao Mamma, guarda come mi diverto...
Chi non ricorda il testo della canzone "Ciao Mamma" di Lorenzo Jovanotti? Già, proprio lui che pochi giorni fa si dimostrava favorevole al LAVORO GRATUITO per fare esperienza.
Il signor Jovanotti perché non comincia a dare l'esempio?
Vada a dire queste cose a tutti i giovani sfruttati, costretti a svolgere lavori di merda per padroni altrettanto di merda, per fare "esperienza".
Esperienza di cosa? Anche io da adolescente mi trovai costretto a fare esperienza gratuita per imparare un lavoro, peccato che avevo più in mano scope e paletta che attrezzi veri del mestiere...
Il lavoro gratuito è SFRUTTAMENTO, il tempo perso non ci viene restituito!
Quel Lorenzo Jovanotti che sempre pochi giorni fa è stato autore di un intervista : https://www.youtube.com/watch?v=ygLWjZaS4A8 dove ammette di aver partecipato ad un importante riunione mondiale, dove c'erano gli 80 uomini che comandano il mondo (quelli che creano crisi economiche, che stampano il denaro, che scatenano guerre, che aizzano i popolo ecc)
Jovanotti specifica anche che a questo evento non erano presenti politici, poiché non sono loro a decidere come vanno le cose, ma sempre questi 80 uomini, non poteva dirlo prima? Almeno qualche centinaio di italidioti si svegliava e avrebbe intuito che andare a votare è come accendere il fuoco con l'acqua minerale...
Daniele Reale
La vita per il contadino medievale non era certo una scampagnata. La sua vita era segnata dalla paura della carestia, della malattia e dai venti di guerra. La sua dieta e l’igiene personale lasciavano molto a desiderare. Ma nonostante la sua reputazione di miserabile, lo si potrebbe invidiare per una cosa: le sue vacanze.
L’aratura e la raccolta erano faticosi compiti, ma il contadino poteva godere ovunque da otto settimane a sei mesi all’anno di riposo.
La Chiesa, consapevole di come mantenere una popolazione lontano dalla ribellione, ordinava frequenti feste obbligatorie.
Matrimoni, veglie e nascite significavano una settimana di riposo a tracannare birra per festeggiare, e quando i vagabondi giocolieri o gli eventi sportivi arrivavano in città, per il contadino era previsto del tempo libero per l’intrattenimento.
C’erano domeniche libere dal lavoro, e quando le stagioni di aratura e raccolta erano finite, il contadino aveva anche tempo di riposare. In effetti, l’economista Juliet Shor ha scoperto che durante i periodi di salari particolarmente alti, come l’Inghilterra del 14° secolo , i contadini potevano lavorare non più di 150 giorni l’anno.
A ben pensarci, i contadini medievali lavoravano in percentuale poco meno della metà di un comune impiegato oggi!
I servi, nel Medioevo, lavoravano al massimo nove ore.
E facevano delle pause, che persino secondo i loro padroni, erano dovute. I nostri antenati possono, in realtà, non erano ricchi, ma avevano abbondanza di tempo libero.
E grazie al capitalismo e all'oscura Era Industriale, noi oggi siamo molto più schiavi di loro, da ‘The Overworked American: The Unexpected Decline of Leisure’ (Lo statunitense oberato di lavoro: l’inatteso declino del tempo libero)
Uno dei miti più duraturi del capitalismo è che avrebbe ridotto la fatica umana.
L'avvento delle macchine serviva, appunto, per toglierci la fatica di lavorare, ma grazia a capitalisti senza scrupoli quel sogno è stato infranto, le macchine sono arrivate si, ma noi oggi vicini ormai al 2020, continuiamo a lavorare 8/9, persino 10 ore la giorno!
Questo falso mito, tutt'ora ancora diffuso è solitamente difeso dai servi moderni che ancora paragonano la moderna settimana lavorativa di 40 ore con la sua omologa di 70/80 ore del 1900'.
Il presupposto implicito – ma raramente espresso chiaramente – è che per secolo era prevalso lo standard di 80 ore. Il paragone evoca la triste vita del contadino medievale, al lavoro dall’alba al tramonto.
Ci viene chiesto di immaginare l’artigiano specializzato in una soffitta fredda e umida che si alza prima del levar del sole e lavora alla luce di candela fino a tardi la notte. Queste immagini sono proiezioni nel passato di modelli di lavoro moderni però.
E quindi sono falsi.
Prima del capitalismo e dell'era industriale la maggior parte delle persone non lavorava per nulla molto a lungo. Il ritmo della vita era lento, persino tranquillo; il ritmo del lavoro rilassato. I nostri antenati possono non essere stati ricchi, ma avevano abbondanza di tempo libero.
Quando il capitalismo ha aumentato i loro redditi, si è anche preso il loro tempo.
In realtà ci sono buoni motivi per ritenere che le ore lavorative a metà del 1900' costituiscano lo sforzo lavorativo più prodigioso dell’intera storia del genere umano. Si consideri l’ordinaria giornata di lavoro nel periodo medievale:
Andava dall’alba al tramonto (sedici ore in estate e otto in inverno), ma, come ha osservato il vescovo Pilkington, il lavoro era intermittente; prevedeva una sosta per colazione, per pranzo e per il consueto sonnellino pomeridiano, (la famosa e ormai perduta pennichella!) e per cena.
Un elemento importante di prova a proposito della giornata lavorativa è che era molto insolito che ai lavoratori servili fosse chiesto di lavorare una giornata intera per un signore.
Una giornata di lavoro era considerata metà di un giorno e se un servo lavorava un giorno intero ciò era conteggiato come “due giorni di lavoro”
Il calendario medievale era pieno di festività:
Le feste ufficiali – cioè religiose – includevano non soltanto lunghe “vacanze” a Natale, Pasqua e a mezza estate, ma anche numerosi giorni dei santi e di riposo. Erano trascorsi sia in sobrie frequentazioni della chiesa sia in festeggiamenti, bevute e divertimenti.
In aggiunta alle celebrazioni ufficiali , c’erano spesso settimane di astensione dal lavoro, per segnare eventi importanti della vita (nozze e funerali) così come eventi di minore importanza.
Tutto considerato, il tempo libero per le feste nell’Inghilterra medievale occupava probabilmente un terzo dell’anno.
Dell’ancien régime francese è riferito che garantiva cinquantadue domeniche, novanta giorni di riposo e trentotto festività.
In Spagna viaggiatori segnalarono che le feste coprivano in totale cinque mesi ogni anno! (5 mesi!)
Il tempo libero del contadino si estendeva oltre le feste sanzionate ufficialmente. Esistono prove considerevoli di quella che gli economisti la curva retrograda della domanda di lavoro, l’idea che quando i salari aumentano i lavoratori offrono meno lavoro.
Durante un periodo di salari insolitamente alti (la fine del 1400') molti lavoratori si rifiutarono di lavorare “per un anno, un semestre o per qualsiasi altro periodo consueto, ma solo a giornata”.
E lavoravano soltanto per i giorni necessari a guadagnare il loro reddito abituale, che in questo caso corrispondeva a circa 120 giorni di lavoro l’anno!
Una stima del tredicesimo secolo rileva che intere famiglie
contadine non dedicavano alla loro terra più di 150 giorni l’anno.
Dati feudali dell’Inghilterra del quattordicesimo secolo indicano un anno lavorativo estremamente breve – 175 giorni – per i lavoratori servili. Evidenze successive relative a coltivatori-minatori, un gruppo che aveva il controllo del proprio orario lavorativo, indicano che lavoravano solo 180 giorni l’anno.
Dati feudali dell’Inghilterra del quattordicesimo secolo indicano un anno lavorativo estremamente breve – 175 giorni – per i lavoratori servili. Evidenze successive relative a coltivatori-minatori, un gruppo che aveva il controllo del proprio orario lavorativo, indicano che lavoravano solo 180 giorni l’anno.
In conclusione, quando "festeggi" la conquista delle 8 ore lavorative giornaliere, ricorda che sei stato ingannato da oltre due secoli, perché solo con l'avvento dell'era industriale si arrivò a lavorare 12 ore al giorno, ma prima di allora, era tutta un'altra vita!
Poveri si, ma di certo più liberi di adesso.
FONTI:
[1] James
E. Thorold Rogers, Six Centuries of Work and Wages (London: Allen and Unwin,
1949), 542-43.
[2] H.S.
Bennett, Life on the English Manor (Cambridge: Cambridge University Press,
1960), 104-6.
[3] Douglas
Knoop and G.P. Jones, The Medieval Mason (New York: Barnes and Noble, 1967),
105.
[4] R.
Allen Brown, H.M. Colvin, and A.J. Taylor, The History of the King’s Works,
vol. I, the Middle Ages (London: Her Majesty’s Stationary Office, 1963).
[5] Edith
Rodgers, Discussion of Holidays in the Later Middle Ages (New York: Columbia
University Press, 1940), 10-11. Vedasi anche C.R. Cheney, “Rules for the
observance of feast-days in medieval England”, Bulletin of the Institute of
Historical Research 34, 90, 117-29 (1961).
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