La lunga crisi economica, e non solo economica ma anche
sociale, costituzionale, morale, culturale, sta letteralmente rieducando i
popoli: questa è la riforma delle riforme. Insegna loro una lezione importante
e penetrante.
L’uomo impara ad interiorizzare una diversa e molto più modesta e
docile concezione di se stesso, dei suoi diritti fondamentali, delle sue
prospettive esistenziali. Taglia pretese e aspettative. Accetta ciò che viene.
Si rassegna. La crisi prevedibilmente verrà portata avanti, con gli strumenti di
destabilizzazione descritti nei miei precedenti articoli (“Comunitarismo e
Realismo”, “Questa non è una CrisiEconomica”), finché questa lezione non sarà
stata assimilata e finché la precedente maniera di considerare il mondo, la
società, i diritti dell’uomo, non sarà stata dimenticata o perlomeno
“sovrascritta” da una nuova coscienza, imperniata sugli elementi seguenti.
Il
rating delle agenzie finanziarie e le variabili “necessità” del mercato sono la
fonte normativa suprema, superiore ai principi costituzionali e prevalgono su
di essi; lo Stato di diritto e garanzia è finito. Conseguentemente, idiritti di
partecipazione democratica e di rappresentanza del cittadino sono condizionati
e comprimibili.
Le scelte di politica economica, del lavoro, dei rapporti
internazionali discendono da fattori di mercato superiori alla volontà popolare
e sono dettate ai popoli dall’alto, da organismi tecnocratici sovranazionali,
che non sono responsabili degli effetti di Marco Della Lunatali scelte e
possono mantenerle in vigore quali che siano i loro effetti, mentre esse non
sono rifiutabili dai popoli e dai loro rappresentanti. Se così non fosse, si
metterebbe in pericolo il Pil, il rating, lo spread.
In effetti, gli Stati sono
politicamente impotenti e subalterni, essendo indebitati in una moneta che non
controllano più essi, ma un cartello bancario, da cui essi dipendono per
rifinanziarsi. Il cittadino è essenzialmente passivo: subisce senza poter
reagire, interloquire, negoziare, le tasse, le tariffe, i prezzi imposti dallo
Stato, dei monopolisti dei servizi, dell’energia, di molti beni essenziali.
Subisce senza poter reagire il tracciamento di tutte le sue azioni,
spostamenti, incassi, spese, consumi.
Lo Stato, la pubblica amministrazione, le
imprese private monopolistiche che operano in concessione, lo governano e
agiscono su di lui da lontano, con mezzi telematici, senza che egli possa
interagire con tali soggetti. Come lavoratore, deve accettare una strutturale mancanza
di garanzie e pianificabilità, di stabilità dei rapporti e dei redditi, di
continuità occupazionale, di prospettiva di carriera e persino di una pensione
sufficiente a vivere.
Come consumatore, deve accettare i prezzi e le tariffe
fissate da monopoli multinazionali o da monopoli locali ammanicati con la casta
politica. Deve accettare senza discutere che lo Stato, pur potendo investire e
rilanciare l’economia e l’occupazione, scelga piuttosto di lasciare milioni e
milioni di persone senza lavoro e nella miseria, nonché senza servizi pubblici
decenti, per rispettare i parametri astratti e senza alcuna utilità
verificabile, o addirittura dannosi. Deve accettare che i suoi risparmi, sia in
valori finanziari che in beni immobili, siano posti in line e gli vengano
gradualmente sottratti con le tasse, le bolle, i bail-in, eMario Draghiche non
gli rendano più niente, e che i rendimenti siano solo per i grandissimi
capitali, quelli di coloro che comandano la società, e che si muovono in
circuiti finanziari off shore dove non si pagano le tasse.
In fatto di ordine pubblico, deve accettare che la sicurezza
sia garantita in misura limitata e in modo pressoché occasionale, che molti
delitti e traffici criminali si svolgano in modo tollerato, che molti
malfattori non vengono perseguiti o vengano subito rilasciati.
Deve rinunciare
ad essere tranquillo e padrone sul suo territorio. Deve rinunciare ad avere un
territorio suo proprio. Deve inoltre abituarsi a non considerarsi portatore di
diritti inalienabili e propri di cittadino, in quanto vede gli immigrati anche
clandestini preferiti a lui nei servizi sanitari, nell’edilizia popolare,
nell’assistenza pubblica in generale, e protetti quando commettono abitualmente
reati.
Deve capire che è lo Stato, dall’alto e insindacabilmente, a dare e
togliere diritti, a stabilire chi ha diritti, chi non ne ha, chi ne ha di più,
chi ne ha di meno. Deve accettare come giusti, normali, inevitabili nonché
benefici, i flussi di immigrazione massicci che stravolgono la composizione etnica
e culturale del suo ambiente sociale.
Deve accettare la fine delle comunità e delle formazioni
intermedie, perché tutti gli umani, indistintamente, sono resi per legge e per
prassi amministrativa omogenei, equivalenti, monadi solitarie e senza volto davanti
allo schermo, al fisco, agli strumenti di monitoraggio e, se necessario, ai
droni.
Deve accettare la fine delle identità e dei ruoli naturali: fine della
famiglia naturale in favore di quella Fai Da Te, fine della differenziazione
tra i sessi in favore della scambiabilità del gender, fine della nazione come
comunità storica etico culturale in favore del villaggio globale omogeneizzato,
fine delle democrazie parlamentari nazionali sovrane in favore di un senato
mondialista, bancario e massonico. Deve imparare che il suo ruolo è la
passività obbediente, che non ci sono alternative; e a rifiutare come
populista, infantile, fascista, comunista, retrivo qualsiasi pensiero
strutturalmente critico verso questo nuovo ordine di cose.
(Marco Della Luna, “Pedagogia della crisi continua”, dal
blog di Della Luna del 26 maggio 2015).
Fonte: www.libreidee.org
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