lunedì 15 febbraio 2016

LAVORARE? PER CHI? PER COSA?



Pochi giorni fa mi arriva una email sulla pagina facebook "La Schiavitù del Lavoro", è un certo Francesco RS, un ragazzo in linea con il nostro pensiero, che desidera condividere con noi qualche riga del suo libro che sta scrivendo. Noi lo pubblichiamo volentieri:

<< Adesso hai un lavoro. Come ci si sente a rendersi finalmente utili alla società?>>

<<La società? Io non voglio rendermi utile alla società. Io voglio distruggerla. Voglio vivere in un luogo dove non ci sia nessuna società. Un luogo libero. 

La società: l’inutile sovrastruttura che ci condiziona fin dal momento della nostra nascita; l’organismo autonomo che si nutre del nostro tempo e delle nostre vite e ci costringe a trascorrere il novanta percento della nostra esistenza facendo cose che non vogliamo fare. 




E per convincerti a farlo ti fanno credere che l’aspirazione massima della tua vita sia renderti utile “per” la società, far diventare tua la sua causa, consacrare a lei la tua stessa vita. 
Ma alla fine arrivi a ottant’anni e in un lampo di lucidità e di onestà intellettuale, prima di suicidarti, ti guardi allo specchio e ammetti finalmente a te stesso che l’unica ad averci guadagnato è stata la società. 





Si è presa il tuo tempo, il tuo corpo, 
la tua mente, e tu hai vissuto 
per tutta la vita come un ingranaggio


Un ingranaggio sostituibile e non importante di una macchina mostruosa che funziona anche senza di te.>>

<<Una bella scusa per non lavorare, insomma. 
Ma se non vuoi lavorare, che cosa vuoi fare?>>

<<Che cosa voglio fare? Voglio vivere. 
Voglio usare il mio unico tempo su questo mondo come piace a me, voglio essere io a decidere. Perché qualcun altro dovrebbe decidere al posto mio cosa devo fare con il mio tempo? 


Lavorare? Per chi? Per cosa? 
Lavorare per pagare il mutuo? 
Lavorare per pagare le bollette 
perché altrimenti la società ti lascia 
al buio e a morire di freddo? 

Lavorare per poter dare i miei soldi alla compagnia assicurativa X o Y? Lavorare per poter comprare la macchina nuova? O magari, nel peggiore dei casi, per sopravvivere appena? No. 

Perché dovrei essere costretto a fare cose che non voglio fare, a sottostare a persona a cui non voglio sottostare, a passare dieci o dodici ore al giorno in posti in cui non voglio essere? 


Non ricordo di aver firmato un contratto con la società nel quale mi impegnavo a fare l’ingranaggio per il resto della mia vita. C’è a chi piace lavorare e non può farne a meno. E perché dovrebbe essere così anche per me? È un problema loro. Per me non è così. 




Certi uccelli non sono fatti per la gabbia, punto e basta. non ho intenzione di sprecare il mio tempo facendo cose che non voglio fare solo perché la società mi impone di dover guadagnare dei soldi. E questo probabilmente mi porterà a morire da solo, al buio e al freddo, in una foresta della Scandinavia. 

E allora così sia. La mia morte, al pari della mia vita, sarà un monumento alla libertà. 
Non avrei potuto chiedere di meglio.>>


2 commenti:

  1. in questa foresta scandinava comincia a esserci troppa gente io vado a vivere in foresta in finlandia salut Et in arcadia ego.....Mukti

    RispondiElimina
  2. E come si fa a vivere?
    Anche noi siamo arrivati a questa conclusione. Non abbiamo la macchina e ci muoviamo in bici, riscaldamenti quasi a zero ecc. Ma l'uscita dov'è?
    Tu come vivi se sei riuscito ad uscirne?

    RispondiElimina