martedì 23 febbraio 2016

SE LA GENTE SMETTESSE DI LAVORARE COME PASSEREBBE IL TEMPO?





















SE LA GENTE SMETTESSE DI LAVORARE COME PASSEREBBE IL TEMPO?

In questo articolo: http://www.repubblica.it/…/…/16/news/lavoro_robot-133539643/ mi capita di leggere:  
"Se macchine intelligenti saranno presto capaci di fare praticamente qualsiasi cosa che fanno gli esseri umani, cosa faremo noi umani?"

La risposta, riporta il Financial Times, non è necessariamente godere del tempo libero e lasciare che le macchine sudino al nostro posto. Il lavoro è essenziale al benessere psicofisico dell'uomo".

Sono considerazioni di un professore, tale Moshe Vardi.

In discorsi di questo genere è sempre opportuno definire precisamente cosa si intende per "lavoro", e qui, trattandosi di lavoro sostituibile da macchine, mi sembra chiaro che si parli di "lavoro" nella sua squisita accezione di "fatica" e/o "alienazione".


Mi viene da pensare che questi "professori", sostenitori del motto "il lavoro nobilita l'uomo" (e da lì all'"Arbeit macht frei" è un attimo..), di base sono degli sfaccendati nella vita pratica e VERA, nel senso che sono tutt'uno con la tastiera di un computer ma probabilmente uno straccio per lavar per terra non lo toccano mai; perché se fossero un pò più a contatto con la realtà quotidiana si renderebbero conto che già solo occupandosi DEGNAMENTE del proprio corpo e della propria casa (nostro corpo più grande..) la giornata vola in un secondo (se è questo il problema..)!

Per non parlare del piacere del riposo.
Anzi, per non parlare del godersi un assennato e sacrosanto ozio, intendo un ozio sano, un ozio fatto di tempo passato a guardare il cielo, il mare, gli alberi, ...non la televisione.

L'ozio è padre dei vizi per gli egoici (che nella quiete rischiano un disastroso incontro con se stessi) ma per i giusti significa: silenzio, meditazione, introspezione, ispirazione.


E del contatto/scambio profondo 
e sincero con altri esseri viventi? 

Evidentemente non sanno neppure di cosa si tratti...


E riguardo l'espressione di sé?

Non potranno mai capire il senso di andare a farsi una corsa di un'ora, al di fuori di una gara e senza nessuno che li applauda, ma solamente per SENTIRSI bene (il problema di base di questi individui è che non "sentono").

Per questi soggetti non avrebbe senso dipingere un quadro se poi non venisse quotato, non li sentiremo mai cantare sotto la doccia.. Non riescono a concepire un'attività che sia autoreferenziata (fine a se stessa); sono terrorizzati dal "perdere" il lavoro perchè lo concepiscono come principale nutrimento dell'ego, ovvero come territorio in cui ricevere visibilità e riconoscimento (successivamente tradotti in denaro), elementi vitali per i soggetti non-vivi.

Questa è assoluta aridità. 
Questa è morte interiore.

La felicità è fare una cosa fine a se stessa; l'amore è il massimo della felicità, e l'amore (vero..) è fine a se stesso, è un cerchio, non una linea che inizia in un punto per finire da qualche altra parte.
Probabilmente se il futuro dipendesse dagli animi aridi, in pieno delirio luddista, concepirebbero "macchine intelligenti" di intelligenza moderata allo scopo di non automatizzare tutto il possibile ma lasciare qualche "salvifico" fardello lavorativo all'umanità.

Veramente geniale...

C'è da rallegrarsi che l'istinto alla vita sia di gran lunga più potente della psicopatia di questi soggetti e che, nonostante queste zavorre esistenziali in forma umana, l'uomo continuerà ad evolvere non solo tecnologicamente ma anche e soprattutto coscienzialmente.

Tiziana Ronchietto

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