Se non ti metti il pannolone perdi il lavoro
Ritengo opportuno tradurvi questo articolo pubblicato su RT perché tra gli squittìi degli Scalfarotti in festa e l'esultate delle future diaconesse, rischiamo di perderci una testimonianza da quel futuro quotidiano e terra terra, senza sogni ma fatto di incubi lucidi, che Matteo Renzi, volendo e fortissimamente volendo il TTIP, vuole imporci. Incubi che i nostri media inviati nel favoloso mondo parallelo di Amélie, si guardano bene dal nominare.
Anche qui si parla di diritti civili e di uno dei più basilari: poter espletare fondamentali funzioni fisiologiche. Insomma, andare al bagno, al gabinetto, liberarsi, impedire che la vescica o l'intestino esplodano. Capisco però che questi diritti civili non siano glamour come "la libertà nell'accesso ai bagni" delle moltitudini di bambine/i transgender desideros* di utilizzare i bagni degli uomini/donne.
Ecco la traduzione dell'articolo:
L'industria della lavorazione del pollame è in forte espansione ma, secondo un rapporto pubblicato da Oxfam America, migliaia di lavoratori patiscono un trattamento disumano negli stabilimenti avicoli. Sono costretti a pietire per ottenere la pausa bagno e finiscono per dover indossare pannoloni per evitare la minaccia di perdere il lavoro a causa delle loro rimostranze.
Il rapporto, "No Relief: denial of bathroom breaks in the poultry industry" è stato redatto in base a interviste condotte con lavoratori dell'industria avicola in America (una popolazione di circa 250.000 addetti) tra il 2013 e il 2016 e contiene le testimonianze delle condizioni brutali e inumane nelle quali impiegati e operai sono costretti a lavorare.
"I lavoratori lottano contro la negazione di una necessità umana fondamentale. Arrivano a dover urinare e defecarsi addosso mentre sono alla linea di lavorazione e ad indossare pannoloni per evitarlo ed evitare di dover chiedere il permesso di uscire; per contenere la diuresi evitano di assumere liquidi fino a mettere a repentaglio la salute.
Assieme alla preoccupazione per la propria salute e l'eventuale perdita del lavoro patiscono un continuo malessere e disagio fisico. Non è infatti solo questione di dignità ma di un vero e proprio problema medico."
Così scrive il gruppo di Oxfam nel rapporto, parte di una campagna di sensibilizzazione sulle condizioni di lavoro dei lavoratori dell'industria avicola lanciata nell'ottobre del 2015.
Secondo la US Poultry & Egg Association, il settore della lavorazione delle carni avicole è valso da solo nel 2014 il 6% di crescita del settore, con un fatturato di 32,7 miliardi di dollari. Nello stesso periodo considerato, sono stati venduti 188 milioni di polli per un fatturato di 96,6 milioni di dollari, marcando una crescita del 10%.
Nonostante queste cifre, i lavoratori non beneficiano affatto dei profitti. Al contrario, le loro condizioni di lavoro sembrano peggiorare sempre più. "Una volta acceso, l'impianto non si ferma più fino a che non sono stati lavorati tutti i polli. Se un settore dovesse fermarsi, si fermerebbe l'intera linea."
A causa di questi ritmi forsennati, comuni ad altri settori, ai lavoratori vengono spesso negate le necessarie pause per il bagno. Il pannolone, in questi casi, evita le quotidiane umiliazioni da parte dei supervisori.
"Il nostro ci prende continuamente in giro. Dice che mangiamo troppo, per questo dobbiamo sempre andare al bagno", racconta Fern, che lavora in una fabbrica della Tyson in Arkansas.
Nel corso di una causa legale intentata contro una fabbrica del Mississippi, alcune operaie denunciarono i supervisori che avevano preteso denaro da loro in cambio del permesso di utilizzare il bagno.
Racconta Rosario, che lavora alla Case Farms in North Carolina:
"Ho paura del supervisore. Ogni volta che mi lamento mi assegna ancor più lavoro da fare. Così me ne sto buona perché, se andassi a lamentarmi all'ufficio del personale, le conseguenze per me sarebbero ancora peggiori".
E' facile immaginare il disagio delle lavoratrici, costrette a confrontarsi con
i disagi legati al periodo
mestruale e alla gravidanza.
Maria, all'ottavo mese (!!!) di gravidanza, racconta:
"Quando chiedo il permesso di andare al bagno mi fanno aspettare un quarto d'ora, mezz'ora, a volte anche di più.
Spero che il mio bambino non patisca conseguenze. Sono a un mese dal parto e ho già avuto un'infezione urinaria.
E' stato ancora più terribile, essendo incinta."
Oltre al maltrattamento e alle punizioni,
i lavoratori avicoli sono esposti a rischio
per la salute.
Infatti, per ovviare al problema della negazione della pausa fisiologica, e nonostante l'utilizzo del pannolone o del "farsela addosso", questi operai praticano il digiuno ed evitano di assumere liquidi fino alla disidratazione, con conseguenze gravi per la salute, come si può bene immaginare. Secondo uno studio citato nel report, la ritenzione urinaria protratta provoca danni renali, infezioni e può provocare perfino la morte.
E le ditte implicate, cos'hanno risposto alle denunce di questo report? Solo la Tyson Foods e la Perdue hanno accettato di inviare una risposta scritta. Esemplare quella della Tyson:
"Abbiamo molto a cuore i membri del nostro Team e perciò riteniamo queste denunce preoccupanti. Tuttavia, siccome Oxfam America ha rifiutato di rivelare i nomi e i luoghi dove sarebbero avvenute le violazioni dei diritti dei lavoratori, è per noi difficile contrastarle o semplicemente verificarne la veridicità.
Possiamo affermare di essere sempre certi di trattare ognuno dei nostri collaboratori con rispetto e ciò comprende il concedere ai lavoratori tutto il tempo necessario per le loro pause, come viene insegnato a fare ai nostri supervisori. Che non venga permesso ai lavoratori di usufruire delle pause non è semplicemente tollerato."
Chissà perché questi vorrebbero i nomi
degli operai che hanno denunciato gli abusi? Forse per concedere loro un premio
extra di produzione?
Tutto ciò è spaventoso ed è comune ad altre industrie di lavorazione, come quella degli hamburger testimoniata nel libro e film "Fast Food Nation".
Fonte: http://ilblogdilameduck.blogspot.it/2016/05/se-non-ti-metti-il-pannolone-perdi-il.html?spref=fb&m=1
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