Perché faticare quando la Natura
lavora già per noi?
“L’agricoltura naturale è basata su una natura libera da intromissioni e interventi umani. Si batte per ricostruire la natura dopo la distruzione causata dalla conoscenza e dalle azioni umane e per far rivivere un’umanità allontanatasi da dio.” (Masanobu Fukuoka, La Fattoria biologica; agricoltura secondo natura).
Nessuna lavorazione…
Nessun concime chimico o compost…
Nè diserbanti nè erpici…
nessun impiego di prodotti chimici…
Prima della fine della guerra, quando andai su all’agrumeto a mettere in pratica quella che allora credevo fosse agricoltura naturale, non feci alcuna potatura e lasciai il frutteto a sé stesso. I rami si aggrovigliarono fra loro, le piante furono attaccate dai parassiti e quasi un ettaro di mandarineto seccò e morì.
Da allora ebbi sempre in mente un interrogativo:
“Qual è la forma naturale?”. Per arrivare alla risposta fui costretto a sacrificare altre 400 piante e finalmente oggi posso dire: “Il metodo naturale è questo”. Devo ammettere di aver avuto la mia parte di insuccessi durante i quarant’anni che ho dedicato alla ricerca, ma adesso riesco a ottenere raccolti uguali o anche migliori, sotto ogni aspetto, rispetto a quelli coltivati in maniera convenzionale.
E cosa più importante: il mio metodo ha successo con una minimo apporto di lavoro e con costi decisamente ridotti, inoltre in nessun momento del processo di coltivazione c’è il più piccolo impiego di prodotti inquinanti, il tutto senza depauperare la fertilità del terreno.
Il metodo della “non-azione” è basato su quattro principi fondamentali:
1. Nessuna lavorazione,
cioè niente aratura, né capovolgimento del terreno. Per secoli, i contadini hanno creduto che l’aratro fosse indispensabile per incrementare i raccolti. Eppure non lavorare la terra è di fondamentale importanza per l’agricoltura naturale. La terra si lavora da sé grazie all’azione di penetrazione delle radici e all’attività dei microrganismi e della microfauna del suolo.
2. Nessun concime chimico o compost.
Ottuse pratiche agricole impoveriscono il suolo delle sue sostanze nutritive essenziali causando un progressivo esaurimento della fertilità naturale. Lasciato a se stesso, il suolo conserva naturalmente la propria fertilità, in accordo con il ciclo naturale della vita vegetale e animale.
3. Né diserbanti, né erpici.
Le piante spontanee hanno un ruolo specifico nella fertilità del suolo e nell’equilibrio dell’ecosistema. Come norma fondamentale dovrebbero essere controllate (per esempio con una pacciamatura di paglia o la copertura con trifoglio bianco), non eliminate del tutto.
4. Nessun impiego di prodotti chimici.
Dall’epoca in cui si svilupparono piante deboli per effetto di pratiche innaturali come l’aratura e la concimazione, le malattie e gli squilibri fra insetti divennero un grande problema in agricoltura. La natura, lascia fare, è in equilibrio perfetto. Insetti nocivi e agenti patogeni sono sempre presenti, ma non prendono mai il sopravvento fino al punto da rendere necessario l’uso di prodotti chimici. L’atteggiamento più sensato per il controllo delle malattie e degli insetti è avere delle colture vigorose in un ambiente sano.
(Articolo tratto da Terra Nuova – Aprile 1999)
Fonte: http://www.lolandesevolante.net/blog/2012/08/i-quattro-pilastri-dellagricoltura-naturale-di-masanobu-fukuoka/
Nessun commento:
Posta un commento