venerdì 20 novembre 2015

Gli italiani? I lavoratori più infelici d'Europa !




Insoddisfatti, disillusi, quando non del tutto delusi, poco retribuiti e senza tempo libero. Insomma, dei veri e propri 'desperate workers'.

E' questo il ritratto del lavoratore italiano, cosi' come emerge dalla ricerca Barometre Accor Services realizzata con l'Ipsos e pubblicata dal settimanale Economy mettendo a confronto oltre 10mila lavoratori dipendenti di 8 Paesi europei: Italia, Spagna, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Svezia, Germania e Ungheria.

Prendendo a prestito il titolo della fortunata serie televisiva sulle casalinghe disperate, l'indagine dice con chiarezza che gli italiani sono nelle posizioni peggiori. Nella classifica degli uffici felici, infatti, l'Italia si piazza soltanto al sesto posto, dietro anche all'Ungheria. Cio' che piu' pesa ai travet italiani e' in particolare la sovrapposizione tra ufficio e vita privata, che causa problemi domestici, mancanza di tempo per i figli, oltre che oggettive difficolta' di trasporto per andare e tornare dall'ufficio. 


Andando ad analizzare nello specifico la situazione dei lavoratori italiani, si scopre il motivo della frustrazione: il 74% si lamenta delle scarse prospettive di carriera; il 78% della pochissima formazione, mentre il 55% del rapporto gerarchico all'interno degli uffici, considerato troppo rigido e formale. 







Il risultato? 

Sei italiani su dieci (58%) sono totalmente insoddisfatti o comunque poco soddisfatti delle condizioni lavorative e per l'ambiente in generale. Un'insoddisfazione, quindi, tra le piu' alte d'Europa, direttamente proporzionale alla voglia di cambiare posto di lavoro. Ma senza la possibilita' di poterlo fare a causa della scarsa aspettativa di trovare alternative. 

Una situazione opposta rispetto a quella di Germania, Belgio e Svezia, in cui i lavoratori si sentono coinvolti dalla loro azienda e non pensano di andarsene da nessun altra parte, ma anche da quella inglese, dove l'opportunita' di cambiare con relativa facilita' giustifica l'infedelta' aziendale. 



Per migliorare il proprio status, quindi, i lavoratori italiani vorrebbero che le aziende intervenissero in modo diretto in alcuni campi specifici. Prima di tutto, nella formazione personale (61%). Al secondo posto, l'accesso a cure sanitarie (39%), mentre al terzo, oltre tre su dieci vorrebbero un completo riassetto della pausa pranzo (37%). 


Il 34% poi vorrebbe un aiuto in merito al risparmio salariale e ai piani pensione, mentre il 27% un aiuto per il trasporto, esigenza sempre piu' gravosa soprattutto nelle grandi citta'. Infine uno su quattro vorrebbe una mano concreta da parte dell'azienda circa l'assistenza ai figli e per il sostegno scolastico (25%). Quanto agli altri Paesi, peggio dell'Italia stanno soltanto Spagna e Svezia, dove pero' nessuno si sognerebbe di cambiare lavoro, e dove il tempo libero sembra essere intoccabile. 

I piu' realizzati a livello professionale sono invece inglesi e francesi, sebbene mediamente coinvolti dal loro lavoro; in Svezia e Spagna lavorano le persone meno coinvolte e le meno realizzate, mentre il gruppo composto da Germania, Belgio e Italia denota una situazione a tratti contraddittoria: a fronte di un coinvolgimento in azienda abbastanza alto, la realizzazione e' inferiore alla media.

Discorso a parte invece va fatto per l'Ungheria, la cui situazione e' diametralmente opposta: scarso coinvolgimento, ma alta realizzazione.

Fonte: Dis-apprendere

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