"Dove c'è lavoro per uno, accorrono in cento.
Se
quell'uno guadagna trenta cents, io mi contento di venticinque.
Se quello ne prende venticinque, io lo faccio per venti.
Se quello ne prende venticinque, io lo faccio per venti.
No, prendete me, io ho fame, posso farlo per quindici.
Io ho bambini, ho bambini che han fame!
Io lavoro per niente; per il solo
mantenimento.
Li vedeste i miei bambini! Pustole in tutto il corpo, deboli che
non stanno in piedi. Mi lasciate portar via un po’ di frutta, di quella a
terra, abbattuta dal vento, e mi date un po’ di carne per fare il brodo ai miei
bambini, io non chiedo altro.
E questo, per taluno, è un bene, perché fa calare le paghe rimanendo invariati i prezzi.
I grandi proprietari giubilano, e fanno stampare altre migliaia di
prospettini di propaganda per attirare altre ondate di straccioni.
E le paghe
continuano a calare, e i prezzi restano invariati.
Così tra poco riavremo finalmente la schiavitù".
Così tra poco riavremo finalmente la schiavitù".
(John Steinbeck, Furore, 1939)
...Che dire?
Anno 1939, oggi siamo nel 2015, la storiella del signor John si è avverata...
Di chi è dunque la colpa? Del padrone sfruttatore o dello schiavo che ha perso la propria anima?
Daniele Reale
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