Quando si mandava la gente del "sud"
a morire nelle miniere del Belgio, per favorire lo sviluppo del Nord Italia...
I meridionali non hanno voglia di lavorare!
I meridionali si piangono addosso! Il Nord lavoratore mantiene il Sud parassitario, nullafacente, delinquente-atavico, borbonico, ospite-non-pagante, ecc., ecc., ecc…
È solo una rapida rassegna dei pregiudizi diffusi, anche poco velatamente, nella penisola italica da 155 anni, persino ‟teorizzatiˮ (addirittura!) nientemeno che dalla più alta ‟scienza‟ accademica di allora: quella del (ciarlatano) Cesare Lombroso, attualmente (ancora!) protagonista di un discutibile – secondo molti, vergognoso – ‟museoˮ a lui dedicato, e lautamente sovvenzionato con milioni di euro di fondi pubblici, a Torino.
Persino l’attuale Presidente del Consiglio si è lasciato andare a qualche ameno scivolone sui meridionali che, secondo lui, si-piangerebbero-addosso.
Ma se poi andiamo ad analizzare la storia di questo Paese, scopriamo che la realtà è molto, molto diversa dal pregiudizio e dalla propaganda di chi detiene il potere...
“Approfittate degli speciali vantaggi che il Belgio accorda ai suoi minatori. Il viaggio dall’Italia al Belgio è completamente gratuito per i lavoratori italiani firmatari di un contratto annuale di lavoro per le miniere. Il viaggio dall’Italia al Belgio dura in ferrovia solo 18 ore. Compiute le semplici formalità d’uso, la vostra famiglia potrà raggiungervi in Belgio”.
Queste le parole del manifesto rosa affisso sui muri per convincere le persone ad emigrare.
Frutto di un accordo fra il governo italiano, guidato da De Gasperi, e quello belga, conosciuto come “Patto Uomo-Carbone” del 23 giugno 1946.
L’Italia, o, più esattamente, dalle regioni del “Sud” Italia venivano spedite in Belgio persone, come carne da macello, nel numero di 50.000 l’anno, con una media di 2000 a settimana; in cambio l’Italia, o, più esattamente, il triangolo industriale, avrebbe ricevuto 200 kg di carbone al giorno per ogni “essere umano” inviato…
Peccato, appunto, che la stragrande maggioranza degli emigranti (e dei morti) venisse dal “Sud”.
Vorrei analizzare i freddi dati per la sola tragedia di Marcinelle (8 agosto 1956): Molise 7 morti, Abruzzo 60, Calabria 4, Campania 2, Puglia 22, Sicilia 5, Emilia 5, Friuli 7, Lombardia 3, Marche 12, Toscana 3, Trentino Alto Adige 1, Veneto 5.
Per fortuna la matematica non è un’opinione.
Tutti inviati all’inferno per un sacco di carbone al giorno.
Dal 1946 al 1963, vi è un bollettino di guerra: i morti nelle profondità furono 867, più di 20.000 si ammalarono gravemente e circa 150 finirono la loro vita in manicomio. Il tutto per “sviluppare” le industrie che l’Italia stava costruendo nella sola parte settentrionale del suo territorio… e nelle foto possiamo vedere le condizioni disumane in cui si trovarono i nostri “padri”.
Nessuna recriminazione, nessun revanscismo, nessuna velleità bellica ci muove, solo la voglia di verità storica. Quella troppo spesso negata e sostituita dal pregiudizio, dalla propaganda, dalla storia dei vincitori…
Fonte: http://www.napolitan.it/2016/05/25/45256/da-sud-a-sud/i-meridionali-non-hanno-voglia-di-lavorare/
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