Passiamo undici mesi su dodici lavorando, impostando sveglie, mangiando di fretta e drogandoci di caffè per reggere alle lunghe ed estenuanti ore di produzione.
Dopo tanta fatica arrivano finalmente le vacanze estive, e già a Maggio si viaggia di seghe mentali, immaginando tutto quello che vorremmo fare in quel tempo libero.
Progettiamo 1000 cose,
ma alla fine non realizziamo niente.
Un giorno fa troppo caldo, l'indomani tira vento o piove, la spiaggia è troppo affollata, la musica troppo alta o siamo noi troppo stanchi.
Al termine delle nostre meritate ferie ritorniamo a casa ancora più stanchi di quando eravamo partiti, volevamo rilassarci, divertirci, emozionarci, ma il vicino di ombrellone non c'è lo permetteva, l'acqua era sempre sporca e uscire tutte le sere al ristorante costava troppo.
La verità è che due settimane l'anno per goderci la vita, sono davvero troppo poche, è assurdo tutto ciò, ancor più assurdo il fatto che continuiamo ad accettare queste vacanze programmate, dove ci si sforza di divertirsi per farsi coraggio dei i prossimi undici mesi di calvario lavorativo, dove si cerca il relax a tutti i costi e invece si passano ore e ore incastrati in autostrada nel traffico, sotto 40° di sole cuocente.
Spesso succede anche che,
al posto di divertirci, ci annoiamo.
Perché?
Perché dopo un anno di doveri, di orari da rispettare, di impegni da portare a termine, questo buco improvviso di ozio e libertà ci sconvolge, ci deprime. Prima eravamo abituati a correre e correre, e ora, improvvisamente, non abbiamo più nulla da fare, rilassarsi in queste condizioni risulta faticoso e spesso impossibile. Quando infine ci si "abitua" al dolce ritmo delle vacanze, ci si accorge che oramai sono giunte al termine, è di nuovo tempo di rientrare nella realtà delle angosce quotidiane,
Infine il fatto di chiamare "vacanze" quelle briciole annuali del nostro "tempo libero", dovrebbe farci riflettere sul fatto che tutto il resto del nostro tempo non lo è...
Daniele Reale
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