Di FRANCESCO IACOVONE
Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti (riposo di Augusto) e indica una festività istituita dall’imperatore Augusto nell’8 a.C., per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli.
L’antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti. Finanche gli animali da tiro, buoi, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori.
Finanche loro…
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Ferragosto, nonostante nel corso del tempo sia stato trasformato da festa pagana in festa Cristiana dalla capitale Pontificia, non ha mai perso i suoi connotati popolari.
Il Ferragosto nei secoli moderni è rafforzato dall’usanza della “scampagnata fori porta” molto spesso arricchita da “storie d’ amore e de cortello”. Insomma, il Ferragosto dei fuochi d’ artificio, del pollo coi peperoni, del cocomero e dei gavettoni.
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Duemila anni di storia rinnegati per decreto, quel decreto del governo Monti noto come “salva Italia”, che sta producendo i suoi effetti nefasti ed evidenziando le sue contraddizioni.
Molti italiani trascorreranno anche quest’anno il Ferragosto in un centro commerciale, rinunceranno a duemila anni di storia e a un meritato giorno di festa, ormai preda del capitale.
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Credo fermamente che sia giunta l’ora
di riprendiamoci le nostre vite di lavoratori
e di cittadini:
trascorriamo le feste favorendo la socialità, il riposo, la riflessione, la cultura, lo sport, facciamolo creando le giuste alleanze tra “consumatore inconsapevole” e “lavoratore consumato”.
Il modello sociale che ci vogliono imporre attraverso lo sfarzo e le luci dei Centri Commerciali è soltanto un inganno in favore dei profitti delle grandi multinazionali del commercio ed un danno per i lavoratori, i consumatori e la società.
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Personalmente utilizzerò le mie “feriae Augusti” per riposarmi e ricaricare le pile, nel rispetto dell’antica tradizione romana, così da poter essere pronto per una nuova stagione di lotte alla riconquista dei diritti e del salario;
per cercare di spezzare, insieme a voi,
quelle catene imposte dalle multinazionali
del commercio a milioni di donne e di uomini.
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“Tutto mi andava male, quell’estate e, come venne Ferragosto, mi trovai a Roma senza amici, senza donne, senza parenti, solo. Il negozio dove ero commesso era chiuso per le ferie, altrimenti, dalla disperazione, pur di trovare compagnia, mi sarei perfino rassegnato a vendere i saldi estivi, mutande, calze, camicie, tutta roba andante. Così, quella mattina del quindici, quando Torello mi venne a strombettare sotto la finestra e poi mi invitò a andare con lui a Fregene, pensai: ‘E antipatico, anzi è odioso… ma meglio lui che nessuno’ e accettai di buon grado. “
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Ora, provate a immaginare il seguito…
Felice Ferragosto!
Fonte e articolo completo: http://www.francescoiacovone.com/il-ferragosto-e-le-catene-commerciali/
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