Man mano che costruiscono il loro mondo con la forza del loro lavoro alienato,
l’ambiente circostante diventa la prigione nella quale devono vivere. Un mondo squallido,
senza odore né sapore, un mondo che porta in sé la miseria del modo di produzione
dominante.
Questo scenario è in perpetua costruzione. Niente è stabile. Il rifacimento permanente
dello spazio circostante trova la propria giustificazione nell’amnesia generalizzata e
nell’insicurezza nelle quali devono vivere gli abitanti. Si tratta di rifare tutto ad immagine del
sistema: il mondo diventa sempre più sporco e rumoroso, come una fabbrica.
Ogni frammento di questo mondo
è proprietà di uno Stato
o di un privato.
Questo furto
sociale che è l’appropriazione esclusiva del suolo si materializza nell’onnipresenza dei muri,
delle sbarre, delle recinzioni, dei cancelli e delle frontiere... sono il segno tangibile di questa
separazione che invade tutto.
Ma parallelamente, l’unificazione dello spazio secondo gli interessi della cultura
mercantile è il grande obiettivo di questa triste epoca.
Il mondo deve diventare un’immensa
autostrada, razionalizzata all’estremo, per facilitare il trasporto delle merci. Ogni ostacolo,
naturale o umano, deve essere rimosso.
Gli insediamenti nei quali si ammucchia questa massa servile somigliano alla loro
vita: sembrano delle gabbie, delle prigioni, delle caverne.
Ma contrariamente agli schiavi o ai
prigionieri, gli oppressi moderni devono pagare la loro gabbia...
Fonte: "Servitù moderna"
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