giovedì 22 ottobre 2020

In quest'epoca marcia il Sabato è un malato terminale





In quest'epoca marcia il Sabato è un malato terminale, ieri era un glorioso giorno festivo, oggi è parassitato dal modello produttivo che lo sta divorando dall'interno per trasformarlo presto in un giorno lavorativo.

Tutti attendevano il sabato perché ancora si usciva il venerdi sera, si tirava tardi, ci si ubriacava e di conseguenza il sabato mattina si poteva dormire.


Ma sabato era anche il giorno del cazzeggio o degli hobby, nei garage decine di amici si ritrovavano per elaborare motorini ed automobili, altri riempivano i parchi per giocare a calcio, le ragazze si trovavano per raccontarsi i pettegolezzi e poi la sera ci si faceva belli e profumati e si usciva in cerca di avventure.




La vita pulsava nel Sabato, giorno d'oro e prediletto in quanto giorno spensierato, difatti sta tra il venerdi e la domenica, dunque al sabato nessuno pensava ancora al lunedi e la gioia di aver lasciato alle spalle un'altra settimana di stress e doveri, euforizzava i visi di tutti.



















Poi vennero gli economisti, i politici e tutta una serie di giacche e cravatte fondamentalmente irritati da tutta questa vita urbana.




Decisero così di imporre una crisi economica e trasformarono il lavoro in un privilegio a cui aspirare, e pian piano parlando di sacrifici e riforme varie, convinsero i più a fare gli straordinari tutti i giorni, poi ad accettare la flessibilità azienda (perché viene prima il dovere poi il piacere) e così, da oltre 10 anni il Sabato è stato calpestato dalla produzione ed è finito per divenire un secondo venerdi, solo un po' di soft.


Oggi in moltissime aziende, fabbriche, industrie, cantieri si lavora anche il sabato, perlomeno mezza giornata.

Ma se allora il problema era la mancanza di lavoro, non bastava dividerlo? 



Non bastava trasformare tutti i full time di 8 ore giornaliere in part time, in modo che TUTTI abbiano un lavoro, ma allo stesso tempo possano godere del DIRITTO di vivere la propria vita?


E invece no, si preferisce mantenere una fetta di disoccupati altissima, e far lavorare come bestie da soma tutti gli altri, imponendogli il sabato con il ricatto invisibile del "Tanto se non ti va bene così, tiriamo dentro un altro poveraccio che ha più bisogno di te".



Povero Sabato, e poveri esseri umani che figli della paura, hanno permesso il tuo usurpamento, ieri eri caldo e luminoso come l'oro, oggi sei grigio ed opaco come l'ansia che molti si portano addosso.





Domani toccherà alla Domenica, non importa se tra 2 anni o tra 10 anni, toccherà anche a lei, perché i giacca e cravatta non si fermeranno fino a quando nessun uccello canterà più, fino a quando esisterà ancora un colore sulla Terra che non sia il grigio del cemento ed il nero dell'asfalto, fino a quando ogni essere umano non amerà la sua condizione di schiavo.

Convincervi sarà facile, basterà far leva ancora una volta sullo spettro della disoccupazione, mentre si punta il dito contro a chi vi mostrerà l'uscita dalla gabbia, e sarete proprio voi a stringere più forte le vostre catene, non il potere, non i giacca e cravatta, ma voi.



Voi chiederete in ginocchio di lavorare anche la domenica, come ieri avete chiesto "più lavoro", ve lo hanno dato...


Sopra le nubi il cielo è ancora azzurro, il sole splende, ma tu odierai quelli che te lo sussurrano.



Daniele Reale





2 commenti:

  1. la domenica è già bella che sdoganata, nel 90% egli annunci di lavoro chiedono SEMPRE disponibiltà domenica e festivi

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  2. E questo succede solo perchè noi "poveracci" glielo consentiamo:noi siamo i primi colpevoli!

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